La Cripta di Cristo: Una Esplorazione della Spiritualità Maya attraverso l'Arte di Juan Góngora
Esistono opere d’arte che trasmettono una tale aura mistica, un’energia così palpabile, da farti sentire come se fossi stato catapultato in un altro tempo e spazio. La “Cripta di Cristo”, una creazione del maestro Maya Juan Góngora, risalente al VI secolo (nonostante il nome possa suggerire un legame con la tradizione cristiana, è importante ricordare che il periodo a cui appartiene l’opera non coincide con la diffusione del cristianesimo nelle Americhe), è senza dubbio una di queste opere.
Situata all’interno di un tempio sepolcrale, ora in rovina, la “Cripta di Cristo” rappresenta una finestra sul cosmo Maya, sul loro rapporto con la vita, la morte e il divino. L’opera, realizzata su una superficie di stucco ricoperta da pigmenti naturali, ritrae un complesso pantheon di divinità Maya, ognuna con i propri attributi e simboli distintivi.
Il centro della composizione è dominato da Itzamná, la divinità creatrice, raffigurata come un anziano saggio con una barba folta e occhi penetranti. Le sue mani reggono un bastone intrecciato con serpenti, simbolo di potere e saggezza divina. Intorno a lui si dispiegano altre divinità: Kukulkan, il dio piumato del vento e della conoscenza; Chaac, il dio della pioggia e dei fulmini, che brandisce una mazza da tempesta; Ixchel, la dea luna e della medicina, avvolta in un manto di stelle.
Ma la “Cripta di Cristo” non è solo una galleria di divinità. È anche uno studio sulla vita dopo la morte. I Maya credevano in un ciclo continuo di nascita, morte e rinascita, e questo concetto è riflesso nell’opera attraverso la presenza di scheletri che danzano tra le divinità, simboli dell’eterna danza della vita.
Uno degli elementi più affascinanti della “Cripta di Cristo” è il suo uso del colore. I pigmenti naturali, estratti da minerali, piante e insetti, sono stati applicati con una precisione straordinaria, creando un effetto vibrante e ipnotico. Il blu intenso dell’oceano, il verde smeraldo delle foreste, il giallo solare del mais: i colori della “Cripta di Cristo” sono un omaggio alla natura che circondava gli antichi Maya.
Decifrando l’Iconografia:
-
Itzamná: Conosciuto come la divinità suprema, Itzamná rappresentava la conoscenza e la creazione. Il suo aspetto da anziano saggio sottolinea la sua autorità e saggezza.
-
Kukulkan: Il dio piumato simboleggia il vento, l’intelletto e la conoscenza. È spesso associato a Quetzalcoatl, una divinità importante in diverse culture mesoamericane.
-
Chaac: La rappresentazione di Chaac come un dio con una mazza da tempesta riflette il suo ruolo nel controllo del clima, della pioggia e dei fulmini.
Divinità | Attributi | Simbolismo |
---|---|---|
Itzamná | Bastone intrecciato con serpenti | Potere, saggezza divina |
Kukulkan | Piume, serpente | Vento, intelletto, conoscenza |
Chaac | Mazza da tempesta | Pioggia, fulmini, controllo del clima |
Ixchel | Manto di stelle | Luna, medicina, maternità |
- Ixchel: La dea luna e della medicina rappresenta la cura e il ciclo della vita. Il suo manto stellato sottolinea la sua connessione con il cosmo.
La “Cripta di Cristo” è un’opera che sfida l’interpretazione lineare. È un invito a esplorare il mondo interiore degli antichi Maya, le loro credenze spirituali e il loro rapporto profondo con la natura.
Guardando i colori vibranti, gli scheletri danzanti e il pantheon di divinità, ci si sente immersi in una dimensione mitica, dove la vita e la morte si fondono in un’unica danza eterna. E, come spesso accade quando si confronta con l’arte antica, ci si ritrova a porsi domande esistenziali: qual è il nostro posto nel cosmo? Qual è il senso della nostra vita? La “Cripta di Cristo”, pur essendo stata creata secoli fa, continua a parlare al nostro animo, a sollevare interrogativi che trascendono il tempo e lo spazio.